martedì 24 aprile 2012

Racconti attorno al tajin: la leggenda di Aisha Kandisha

Era una piacevole sera di maggio a Rabat e mi trovavo con gli amici marocchini davanti ad un tajin fumante di carne e verdure. Racconti, ricordi d’infanzia, aneddoti di gioventù… «Mi ricordo di quella volta che tornavo da sola a casa di notte – certo cosa insolita per una donna in Marocco – e un ragazzo, dopo avermi vista, si mise a correre nella direzione opposta… deve aver creduto che fossi Aisha Kandisha!», dice un’amica.
Aisha Kandisha?, chiedo; «sì, è la protagonista di una leggenda marocchina, ma è una storia vera!», mi rispondono. E così inizia il racconto… 

Aisha Kandisha è uno dei tanti ginn – termine arabo che designa uno spiritello di natura sia benevola sia, per lo più, maligna – che popolano l’immaginario del Marocco. Si manifesta sotto sembianze umane, spesso come una donna bellissima con una leggera veste bianca, altre volte come una vecchia strega senza denti. In ogni caso, la si può riconoscere da un particolare caratteristico: ha zampe di cammello o di capra al posto dei piedi e delle gambe. E appare di notte, solo agli uomini.
Si narra che, nel 17° secolo, una contessa di origine portoghese cadde follemente innamorata di un ricco uomo di Safi, cittadina sulla costa atlantica del Marocco. A differenza delle donne del posto, andava senza velo e con una lunga veste bianca; tutti gli uomini potevano quindi ammirare la sua bellezza e presto venne soprannominata “kandisha”, dalla parola portoghese “condessa”, contessa. La donna si sposò quindi con il suo amato, si convertì all’Islam e prese il nome di Aisha. Secondo un’altra versione, Aisha era la figlia di un proprietario terriero dell’Alto Atlante, una giovane di rara bellezza, dalla pelle di un bianco candido, gli occhi nocciola e dai lunghi capelli neri. Per aiutare la resistenza contro gli invasori portoghesi già stabilitisi sulla costa e proteggere le proprie terre, la giovane utilizzava la sua avvenenza per sedurre gli ufficiali portoghesi, condurli in luoghi bui e appartati e quindi ucciderli. Anche dopo la sua morte continuò a vagare, specialmente vicino a corsi d’acqua e laghi, e a spaventare gli uomini che si avventuravano in luoghi isolati e che dovevano stare bene attenti a non soccombere alla sua bellezza, potendo facilmente riconoscerla dagli zoccoli di cammello invece dei piedi. Il solo modo che avevano gli uomini per salvarsi era mostrare un coltello o un oggetto metallico.
Nella variante più moderna e urbana della leggenda, Aisha sarebbe l’incubo dei taxisti, dapprincipio ammaliati da una donna bellissima ed eterea e, in seguito, spaventati dal vederla trasformarsi in vecchia strega dai piedi di cammello proprio dentro al loro taxi. In realtà, di questa che viene considerata come una delle più conosciute leggende del Marocco esistono varie versioni che talvolta si intrecciano ed è probabile che essa trovi le sue radici nella ben più antica mitologia ebraico-berbera del paese. Una cosa, però, è certa: ancora oggi Aisha Kandisha è viva nella memoria popolare marocchina, continua a spaventare gli uomini che viaggiano solitari e viene spesso invocata per tenere a bada i bambini monelli e spingerli ad addormentarsi rapidamente.


Questo mio racconto sulla leggenda di Aisha Kandisha è stato pubblicato sul sito Affrica.org
http://affrica.org/racconti-attorno-al-tajin-la-leggenda-di-aisha-kandisha/

lunedì 23 aprile 2012

20/04/2012 La scoperta di Beyt el-Bennani, tra sapere e convivialità


Esistono luoghi e momenti magici, quelli in cui ti ritrovi per caso, quando meno te lo aspetti. Ed esistono persone magiche, quelle che incontri per caso ed è subito una naturale alchimia.
Succede in un venerdì quasi normale che un amico ti proponga di conoscere "un personaggio". Aiuto! ho incontrato più “personaggi” io in questi ultimi anni che nessun altro... E' da conoscere, insiste, così come la sua casa: beyt el-Bennani.
Vabbé, in fondo con me quando si tratta di conoscere gente nuova non c'è neanche da insistere tanto. Se poi si presenta anche l'occasione di scoprire angoli nuovi della medina di Tunisi... ci vuole poco a convincermi.
Raggiungiamo la medina dalle parti di Bab el Menara, compriamo frutta e tabouna, il pane cotto nel forno tradizionale da cui prende il nome, e ci infiliamo in un portone aperto. Il mio amico mi presenta e subito la calorosa accoglienza: “Italiana? Noi amiamo gli italiani!”, mi dice un ometto con i baffi pregandomi di accomodarmi in una delle sale della casa che danno sul patio centrale, e già noto che è zeppa di libri.
Il personaggio in questione è Mohamed Bennani, lavorava a Bruxelles come giornalista della Lega Araba presso la Comunità Europea e lì prese a cercare nei mercatini tutto ciò che riguardasse la Tunisia. Da buon bibliofilo e collezionista al suo ritorno a Tunisi ha continuato a frugare nei mercatini e nelle case in demolizione o ad acquistare migliaia di libri, manoscritti, riviste, fotografie che riguardassero il patrimonio nazionale. Tutto il materiale è stato poi sommato alla biblioteca di famiglia e si conserva nella casa ereditata dai genitori, una di quelle splendide dimore tradizionali della medina.
Dopo 5 minuti iniziali di presentazioni e di conoscenza ci prega di seguirlo nella cucina dove la tavola è apparecchiata per varie persone. Non so se il mio amico l’avesse prevenuto del nostro arrivo, ma sedersi a tavola a casa di sconosciuti e vedere che è apparecchiato anche per te, come se fosse normale averti come ospite, riempie il cuore di sorpresa e di gioia. È una sensazione troppo bella e che poche persone sanno farti sentire.
Tra racconti, battute, spiegazioni sul cibo e sull’olio di prima spremitura che mettiamo nell’insalata, scopro che sua moglie è italiana. O meglio, nata a Tunisi da una famiglia proveniente dalla Lombardia. Con noi a tavola anche il fratello del nostro ospite e un altro personaggio siro-libanese che parla inglese. Dopo pranzo Mohammed si dimostra molto interessato alle mie ricerche e venendo a sapere che sono sarda mi parla dei sardi che in passato sono emigrati in Tunisia per lavorare. A mano a mano che gli spiego di cosa mi occupo e cosa cerco rimane in silenzio, riflette, poi mi dice: “Sei nel posto giusto!” e inizia a tirar fuori dalle credenze della sala e da uno stanzino buio vari libri, tesi di laurea e riviste che fanno al caso mio, compresa una rivista femminista tunisina degli anni ‘30 del secolo scorso che io stavo cercando.
Sono entusiasta davanti a tutto quel materiale, ma devo correre ad una conferenza e riprometto di tornare con calma. Marhaba, benvenuta mi dice, “è sufficiente che bussi alla porta se la vedi chiusa, io sono qui”. E mentre mi accompagna all’ingresso racconta che la tradizione della casa è di offrire un couscous pubblico il mercoledì... la porta è aperta, chi vuole è benvenuto!
A mercoledì quindi!



Le immagini sono tratte dal sito

giovedì 19 aprile 2012

Tunis, 18/04/2012 Avenue Bourguiba en mode "Lire"

Il primo post di questo blog non può che essere un meraviglioso invito alla lettura che viene da una bella manifestazione organizzata da un gruppo di giovani tunisini nell'Avenue Habib Bourguiba, la strada principale di Tunisi. Ognuno con un libro in mano, perchè la Rivoluzione continua anche così!